Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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UOMO MECCANICO - Fabio Feminò

Isaac Asimov è stato il primo autore di fantascienza convinto che i robot non sarebbero stati necessariamente nemici dell'uomo. In precedenza, tutte le storie di questo filone (con pochissime eccezioni, come Adam Link di Eando Binder) li avevano mostrati come esseri pericolosissimi, da tenere sotto controllo per impedire loro di ribellarsi e uccidere i loro costruttori. Un atteggiamento simile era dovuto in parte a romanzi come Frankenstein, ma in parte a puri e semplici fatti di cronaca. I primi robot erano già stati costruiti da alcuni inventori intraprendenti, con risultati sconcertanti. Nel 1932, un ingegnere di nome Roland Schaeffer venne ucciso a colpi di mazza da un automa che sperava di usare come fabbro e taglialegna. Cose che peraltro accadono ancora oggi: nel 1981, per esempio, un operaio giapponese della Kawasaki è stato ucciso da un robot industriale malaccortamente messo in funzione. Tuttavia, oggi ci rendiamo conto che si tratta di semplici incidenti, e non ci facciamo più molto caso. Al punto in cui si trova adesso il loro sviluppo, i robot non sono molto diversi dalle altre macchine.
Ma cosa succederebbe se l'intelligenza dei robot crescesse fino al livello dei protagonisti dei romanzi di fantascienza? I primi robot degli anni Trenta e Quaranta erano ammassi di ferraglia azionati da aria compressa e con la testa piena di tubi elettronici. Stavano in piedi per mezzo di un rozzo sistema giroscopico, e potevano dire solo qualche frase preregistrata. Ai nostri giorni abbiamo robot capaci di vedere e sentire, e abbastanza in gamba da prendere decisioni limitate. Sono ancora confinati nei laboratori di ricerca, ma presto ne usciranno. In un film intitolato Robocop che verrà distribuito fra poco, appare un gigantesco robot-pistolero arruolato nella polizia per combattere il crimine. Nella realtà, la Denning Mobile Robotics del Massachusetts ha già un contratto per produrre mille robot che verranno usati come guardie carcerarie. Nel racconto di Ray Bradbury "Cadrà dolce la pioggia" una casa interamente robotizzata continua a mandare avanti le faccende domestiche anche in assenza degli inquilini, e anche questo è già fattibile. Secondo Joseph Engelberger della Unimation Inc., una casa robot potrebbe assistere gli anziani, cucinando e rigovernando per loro, prevenendo gli incidenti e riparando gli elettrodomestici quando si guastano. Un robot intelligente, in grado di camminare senza incidenti tra gli uomini, sarebbe solo il passo successivo. A una tavola rotonda della Arthur D. Little Inc., una società di marketing, si è affermato che entro pochi decenni potrebbero essere messi in vendita robot-animali da compagnia, robot-amici per passare il tempo, e perfino robot-amanti con le stesse funzioni dell'"orgasmatic" del film Il dormiglione.
Prima di raggiungere questo stadio, però, i robot verranno impiegati soprattutto nelle fabbriche, in misura maggiore di adesso. Molti non hanno ancora le idee chiare sulle conseguenze del fenomeno. Di solito si pensa che la robotizzazione dei lavori manuali potrebbe creare disoccupazione, ed è vero. Ma potrebbe anche non essere un male. "I robot faranno tutti i nostri lavori" dice Arthur C. Clarke "così finalmente potremo divertirci". La gente potrebbe essere pagata per lavori oggi considerati inutili e che sarebbero di tutto riposo. Non solo, ma le merci prodotte dai robot costerebbero molto meno di adesso, e chiunque potrebbe mantenere un tenore di vita molto più alto di quello attuale. Per l'economista Sylos Labini "Viaggi, turismo e manifestazioni artistiche sarebbero all'ordine del giorno". Alcuni beni oggi considerati irraggiungibili potrebbero perfino essere distribuiti gratis. Secondo John MacCarthy, esperto americano di computer, "Potremmo vivere tutti come gli aristocratici dell'Ottocento. Come ho sentito in un vecchio film, è talmente difficile adattarsi a essere ricchi che chi è stato povero può metterci fino a dieci minuti. Noi dovremo adattarci a essere ricchi, e l'operazione potrebbe richiederci perfino dieci minuti". Wassily Leontief, premio Nobel per l'economia, va oltre: "Dobbiamo invertire la storia. C'è un aneddoto su una grande potenza che invase un paese primitivo e cercò di organizzare il lavoro nelle piantagioni. I nativi non volevano lavorare perché mangiavano quanto raccoglievano dagli alberi. Allora i colonizzatori misero delle tasse, e tutti furono costretti a lavorare per poterle pagare. Ora dobbiamo fare esattamente l'opposto. Dobbiamo insegnare alla gente a lavorare di meno, contro le vecchie abitudini. Attualmente è considerato immorale dare un reddito a gente che non lavora, ma penso che dovremmo farlo".
Tutto questo sembra completamente folle, ma è una svolta da cui siamo già passati. Nell'Ottocento, gli operai delle fabbriche vivevano in condizioni animalesche lavorando da 14 a 16 ore al giorno. Lavoravano anche i bambini piccoli, e quando fu emanata una legge che proibiva l'assunzione di bambini sotto i 9 anni sembrò un grande progresso. Le condizioni degli operai migliorarono solo quando le fabbriche iniziarono a essere meccanizzate sempre più, e la robotizzazione totale della produzione non sarebbe che l'ultima tappa di questo processo.
Ma forse la conseguenza più straordinaria di tutte, almeno per l'uomo di oggi, sarebbe la scomparsa delle classi sociali. Secondo Isaac Asimov "dovrebbe essere più facile accettare tutti gli esseri umani come un solo genere vedendo la grande differenza esistente fra loro e i robot. La Rivoluzione Industriale ha ucciso la schiavitù perché abbiamo imparato a usare macchine inanimate come schiavi. Quando i robot diventeranno nostri servi, gli esseri umani saranno finalmente capaci di essere solo esseri umani".
A sua volta, la servitù dei robot potrebbe non durare a lungo, se dovessero prendere coscienza dei propri diritti. Come nel caso dei neri americani del secolo scorso, potrebbero formarsi movimenti filorobot e antirobot. Un precursore dei movimenti antirobot è l'informatico Joseph Weizenbaum, il quale sostiene che ai robot non dovrebbe essere permesso imparare a leggere e scrivere.
In un racconto di Asimov intitolato "L'uomo bicentenario", un robot cerca di sfuggire alla segregazione trasformandosi gradualmente in uomo con una serie di trapianti. Anche nella realtà potrebbe succedere qualcosa di simile, ma potrebbe essere più frequente vedere uomini innestarsi parti di robot, e trasformarsi in "cyborg". Gli innesti di parti robotiche sarebbero sicuramente biasimati dai movimenti antirobot per motivi morali: eppure permetterebbero agli uomini di aumentare enormemente la loro forza fisica e l'acutezza dei loro sensi. Un esempio classico è il romanzo di Heinlein Fanteria dello spazio, in cui soldati indossano armature meccaniche che li rendono capaci di compiti troppo pesanti per la gente comune. L'autore non aveva inventato nulla, ma si era limitato a esporre alcuni studi già condotti dalla General Electric, secondo la quale sarebbe stato possibile costruire un'armatura per sollevare pesi di 700 chili. Il progetto originale: venne accantonato, ma di recente abbiamo visto qualcosa di simile nel film Aliens, e la sua realizzabilità sembra ormai prossima.
Una possibilità ancora più fantastica è quella avanzata da Greg Bear nel suo recente romanzo L'ultima fase, dove uno scienziato si inietta alcuni microscopici computer che si impadroniscono del suol corpo e lo trasformano in un robot di carne dotato di poteri sovrumani. Ricerche su computer organici in grado di vivere in simbiosi col corpo umano sono già avviate, e nel 1985 il dottor Eric Drexler del Massachusetts Insitute of Technology ha tenuto una conferenza sulla "macchina ripara-cellule", un congegno delle dimensioni di un globulo rosso che potrebbe moltiplicarsi da solo e "una volta entrato nei tessuti, identificherebbe e distruggerebbe batteri, virus, cellule cancerose, parassiti e coaguli sanguigni, correggendo gli errori di trascrizione del DNA e aumentando la longevità delle cellule". Seconde Drexler, microrobot dello stesso tipo potrebbero modificare l'intera biosfera terrestre, scomponendo i rifiuti in sostanze biodegradabili, oppure funzionando da microaspiratori di anidride carbonica per evitare l'effetto serra. E John G. Kemeny, uno degli inventori del linguaggio per computer BASIC, pensa addirittura che robot capaci di riprodursi potrebbero evolversi come creature viventi, dando origine a modelli completamente diversi da quelli originari. I testi di biologia dovrebbero essere completamente riscritti per dare spazio a nuove classificazioni per ora inimmaginabili.

FINE