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Urania - Asimov d'appendice
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O CLONE MIO... - Isaac Asimov
Titolo originale: Clone, clone of my own

Il 12 dicembre 1968 parlai a un convegno di medici e avvocati a San José, California. Naturalmente, mi fu chiesto di parlare su un argomento che interessasse entrambe le categorie. L'istinto mi disse che le cause intentate contro medici vari per cure sbagliate e negligenze gravi avrebbe dovuto forse interessare entrambe le categorie, ma che tuttavia non sarebbero state un argomento molto opportuno. Decisi allora di parlare di ingegneria genetica e, verso la fine del discorso, sviscerai l'argomento della clonazione.
Tra il pubblico c'era un noto scrittore di fantascienza, un tipo buontempone e spiritoso, amico mio da trent'anni: Randall Garrett. Con la coda dell'occhio vidi un foglietto che era stato fatto scivolare sul podio mentre parlavo della clonazione. Gli diedi un'occhiata senza minimamente interrompere il mio discorso (non è facile, ma si riesce a farlo, quando come me si parla in pubblico da trent'anni) e mi accorsi contemporaneamente di due cose. Primo, era una delle superlative composizioni satiriche di Randall; secondo, era chiaramente studiata per essere cantata sull'aria di Home on the Range.
Per capire la composizione occorre solo sapere che dal punto di vista genetico la differenza tra uomo e donna è che ogni cellula maschile ha un cromosoma X e un cromosoma Y, mentre ogni cellula femminile ha due cromosomi X. Perciò, se al momento del concepimento, o poco dopo, un cromosoma Y può in un modo o nell'altro essere trasformato in un cromosoma X, un maschio sarà trasformato in femmina.
Ecco dunque la Canzone di Randall, alla quale mi sono preso la libertà di aggiungere un verso:

(primo verso)
O datemi, datemi un clone
di mia carne e mie ossa produzione,
col cromosoma Y in X trasformato,
perché quando adulto sarà diventato
il bel clone a me concesso
sia di sicuro dell'opposto sesso.

(coro)
O clone mio, clone
di Y in X trasformazione,
quando sarò tutto solo, a casa mia,
del mio piccolo clone in compagnia,
io e lui ci daremo alla follia.

(secondo verso)
Oh, datemi, datemi un clone,
udite la mia lamentazione,
solo un clone, che sia mio totalmente,
e che sia X, che sia appartenente
al femminile gentile altro sesso,
perch'io possa godere in un amplesso.


Quando ebbi finito il discorso e quando il dibattito che seguì fu terminato, cantai la Canzone di Randall con la mia voce di baritono più risonante che mai, e feci crollare l'improvvisato teatro per gli applausi.
Tre settimane e mezzo dopo la cantai di nuovo al banchetto annuale degli Sregolati di Baker Street, il simpatico gruppo di appassionati di Sherlock Holmes, e la adattai un pochino alle circostanze (O, datemi alcuni cloni \ del grande Sherlock Holmes doni / coi loro Y cromosomi...) e di nuovo ebbi un successo strepitoso.
Ma forse ormai vi starete chiedendo che cos'è un clone.
Negli ultimi tempi se n'è parlato parecchio, ma trovare spesso una parola sui giornali e sapere cosa significhi possono essere due cose molto diverse. Perciò addentriamoci un po' nell'argomento...

La parola "clone" è greca, ed è esattamente uguale in greco, anche se la si scrive naturalmente con le lettere di quell'alfabeto, e significa "ramoscello".
Un clone è qualsiasi organismo o gruppo di organismi che nasca da una cellula o da un gruppo di cellule senza che ci sia stata riproduzione sessuata. In altre parole, è il prodotto di una riproduzione asessuata. In altre parole ancora, è un organismo con un solo genitore, mentre quello che nasce dalla riproduzione sessuata (tranne nei casi in cui è possibile l'autofecondazione) ha sempre due genitori.
La riproduzione asessuata è naturale fra gli organismi unicellulari (benché tra loro possa anche aver luogo la riproduzione sessuata), ed è molto comune nel mondo delle piante.
Un ramoscello può essere piantato in terra, dove è possibile che metta radici e cresca dando origine a un organismo completo del tipo di quello di cui una volta esso non era che un ramoscello. Oppure il ramoscello può anche essere innestato nel ramo di un altro albero (che può essere perfino di varietà diversa), e lì crescere e fiorire. Nell'uno o nell'altro caso, è sempre un organismo con un solo genitore, e il sesso non ha avuto niente a che fare con la sua nascita e il suo sviluppo. Forse è proprio perché gli esseri umani hanno visto per la prima volta negli alberi da frutta la forma di riproduzione asessuata, che l'organismo con un solo genitore e con nascita non-sessuata è stato definito "ramoscello", cioè "clone".
E gli animali pluricellulari?
Anche fra loro può avere luogo la riproduzione asessuata. Più l'animale è primitivo, vale a dire meno diversificate e specializzate sono le sue cellule, più è probabile che abbia luogo la riproduzione asessuata.
Una spugna, un'idra d'acqua dolce, una tenia, una stella di mare, appartengono tutte a questo tipo di animale: se le si taglia a pezzi, ciascun pezzo, se tenuto nel suo solito ambiente, crescerà fino a diventare un organismo completo. I nuovi organismi sono cloni.
Perfino organismi complessi come gli insetti possono in alcuni casi dare origine a prole partenogenetica e, come nel caso degli afidi, questo rientra nel corso naturale delle cose. In tali casi l'uovo, che contiene solo una metà della serie di cromosomi, non ha bisogno di unirsi allo spermatozoo per produrre l'altra metà dei cromosomi. L'uovo raddoppia semplicemente la sua metà e produce l'intera serie di cromosomi che provengono tutti dal genitore femmina; dopo di che l'uovo si divide e diventa un organismo indipendente, che si può dire ancora una specie di clone.
In genere però gli animali complessi, e in particolare i vertebrati, non clonano la prole ma si riproducono esclusivamente per mezzo del rapporto sessuale.
Perché? Ci sono due ragioni.
In primo luogo, quando un organismo diventa più complesso e più specializzato, anche i suoi organi, i suoi tessuti e le sue cellule diventano più complessi e specializzati. Le cellule sono così bene adattate a svolgere le loro funzioni altamente specializzate, che non possono più dividersi e differenziarsi come facevano le primitive cellule-uovo.
Questo sembra essere uno svantaggio tremendo. Non può sembrare infatti che gli organismi capaci di clonare la prole, cioè di riprodursi asessualmente, siano molto più avvantaggiati di quegli altri organismi che devono preoccuparsi di trovare il partner e che devono sottostare a tutti i complessi fenomeni, sia chimici sia fisici, che la riproduzione sessuale comporta? Pensate a tutti gli esseri umani che, per dei difetti minimi, non possono avere figli: un problema che non esisterebbe se solo potessimo tagliarci un alluce, farcene ricrescere un altro, e far crescere quello tagliato fino a farlo diventare un altro individuo.
Ed ecco che entra in gioco la seconda ragione per cui gli animali complessi si riproducono sessualmente. C'è, nella riproduzione sessuata, un vantaggio dal punto di vista evolutivo che ne compensa abbondantemente tutti i fastidi.

Nella clonazione, i contenuti genetici dei nuovi organismi restano identici a quelli degli organismi originari, fatta eccezione per casuali mutazioni. Se l'organismo è ottimamente adattato al suo ambiente, la cosa torna utile, ma questo si rivela come un meccanismo estremamente conservatore, che riduce di molto le possibilità di cambiamento. Qualsiasi mutamento nell'ambiente potrebbe portare rapidamente all'estinzione della specie in questione.
Nel caso della riproduzione sessuata ogni nuovo organismo ha una mescolanza di geni nuova di zecca, per metà derivata da un genitore, e per metà dall'altro. Il cambiamento così è inevitabile, e c'è una sicura diversità tra individuo e individuo. Una specie in cui la riproduzione sessuata sia la norma ha la capacità di adattarsi facilmente a lievi cambiamenti nell'ambiente, perché in tal caso alcuni suoi tipi sono favoriti rispetto ad altri. Anzi, una specie può, attraverso la riproduzione sessuata, dividersi con relativa facilità in due o più altre specie che trarranno vantaggi dai piccoli cambiamenti verificatisi nell'ambiente.
In breve, una specie che si riproduce sessualmente si evolve molto più in fretta di una che si riproduce per clonazione; e specializzazioni come l'intelligenza, che si evolvono tanto difficilmente, è molto improbabile che si sviluppino al di fuori della riproduzione sessuata in tutto l'arco di vita di un pianeta.

Tuttavia, se si guarda non al generale ma al particolare, la clonazione può avvenire anche negli animali più complessi, e perfino negli esseri umani.
Prendiamo in considerazione la cellula-uovo umana fecondata dallo spermatozoo. Avremo allora una cellula-uovo fecondata che conterrà metà geni della madre e metà geni del padre.
Questa cellula-uovo fecondata per circa nove mesi non può diventare un organismo capace di vivere in maniera indipendente, perché deve dividersi e ridividersi dentro l'utero materno ed essere nutrita attraverso la placenta. Deve svilupparsi, diventare più grande, trasformarsi fino a raggiungere la necessaria capacità di vivere in modo indipendente. Anche dopo che è uscito dall'utero materno tale organismo ha bisogno per un certo periodo di cure costanti e incessanti prima di poter badare a se stesso.
Tuttavia, la questione delle cure necessarie è irrilevante dal punto di vista genetico. L'uovo fecondato è già un organismo separato, con le sue caratteristiche genetiche ormai fisse e uniche.
Al primo stadio di sviluppo, l'uovo fecondato si divide in due cellule che stanno attaccate l'una all'altra. Ciascuna di queste si divide ancora, e ciascuna delle quattro che risultano si divide ancora, e così via.
Se, dopo la prima divisione della cellula-uovo, le due cellule risultanti dovessero, per qualsiasi ragione, anziché restare attaccate staccarsi, ciascuna di queste cellule allora si svilupperebbe in un organismo completo, indipendente da quello sviluppatosi dall'altra. Il risultato sarebbero due gemelli monocoriali, entrambi con lo stesso patrimonio genetico e naturalmente entrambi dello stesso sesso. In un certo senso, ogni gemello è un clone dell'altro.
In teoria questa separazione delle due cellule originatesi dalla cellula-uovo potrebbe benissimo ripetersi più e più volte, dando vita a molti organismi indipendenti. In pratica però, l'utero della madre ha uno spazio limitato e se ci sono vari organismi, ciascuno di essi è per forza di cose più piccolo di quello che sarebbe un organismo unico. Più sono gli organismi che si sviluppano, più essi saranno piccoli, magari troppo piccoli, alla fine, per poter sopravvivere una volta partoriti.
Ci sono parti trigemini e quadrigemini, ma dubito che più di quattro gemelli possano sopravvivere a lungo senza l'aiuto delle moderne tecniche mediche. Ma anche con questo aiuto la sopravvivenza in simili casi è abbastanza difficile.
I gemelli monocoriali si assomigliano molto, tanto da arrivare a essere l'uno l'immagine speculare dell'altro. (Una volta avevo un professore di chimica che aveva il naso inclinato a sinistra. Mi dissero che il suo gemello monocoriale aveva il naso inclinato a destra).
È anche possibile, benché non molto comune, che in una donna vengano fecondate due cellule-uovo: in tal caso, i due bambini che nascono hanno un patrimonio genetico diverso. Il risultato sono i gemelli bicoriali o bizigotici che, diversamente dai monocoriali o monozigotici non sono necessariamente dello stesso sesso e non si somigliano più di quanto si somiglino i normali fratelli.

Prendiamo ancora in considerazione la cellula-uovo fecondata. Ogni volta che essa si divide e ridivide, le nuove cellule che si formano ereditano lo stesso patrimonio genetico posseduto dalla cellula-uovo originaria.
In altre parole, ogni singola cellula del nostro corpo ha il patrimonio genetico di ogni altra cellula del corpo, e della primitiva cellula-uovo fecondata. Dal momento che i geni controllano il funzionamento chimico delle cellule, perché allora le cellule della pelle non possono svolgere la funzione delle cellule del cuore, le cellule del fegato quella delle cellule del rene, e qualsiasi cellula quella della cellula-uovo fecondata, così da dare origine a un nuovo organismo?
La risposta è che, benché tutti i geni siano in ciascuna cellula del nostro corpo, essi non funzionano tutti nello stesso modo. La cellula è un complesso insieme di reazioni chimiche, di sostanze chimiche e di strutture fisiche che si influenzano a vicenda. Alcuni geni vengono inibiti, altri stimolati in una varietà di modi che dipendono da fattori molto sottili, e il risultato è che cellule diverse del nostro corpo hanno un patrimonio genetico di cui solo determinate parti funzionano, a determinati ritmi.
Un simile sviluppo così specializzato comincia fin dall'embrione: alcune cellule si formano sulla parte esterna dell'embrione, altre sulla parte interna, alcune hanno più, altre meno dell'originario tuorlo d'uovo, alcune sono più pronte, altre meno pronte ad assorbire le sostanze nutritive della madre. È evidente che questi particolari sono estremamente importanti per la biologia umana, e i biologi non ne conoscono ancora a fondo i segreti.
Naturalmente, le normali "cellule somatiche" del corpo umano adulto, col loro patrimonio genetico che funziona soltanto in modo altamente specializzato, non possono, dividendosi e venendo lasciate a se stesse, formare un intero organismo. Molte cellule del corpo, come quelle dei muscoli o dei nervi, sono talmente specializzate che non possono dividersi. Soltanto le cellule sessuali, ovuli e spermatozoi, conservano la mancanza di specializzazione genetica necessaria a produrre, nelle opportune circostanze, un nuovo organismo.
C'è un modo per togliere la specializzazione alla struttura genetica delle cellule somatiche, così da permettere ad esse di svilupparsi in un nuovo organismo?
Bene, i geni sono contenuti nel nucleo della cellula, che costituisce una piccola parte del totale ed è delimitato da una sua membrana. Fuori dal nucleo c'è il citoplasma della cellula, ed è il materiale del citoplasma che produce le varie sostanze chimiche che contribuiscono a inibire o stimolare l'azione dei geni.
Supponiamo allora che il nucleo di una cellula somatica venga circondato dal citoplasma di una cellula-uovo. Il patrimonio genetico del nucleo potrebbe allora sbloccarsi, e la cellula uovo potrebbe dividersi e ridividersi? Potrebbe procedere a formare un individuo col patrimonio genetico della cellula somatica originaria, e dunque della persona da cui la cellula somatica fosse stata presa? Se sì, il nuovo organismo sarebbe un clone della persona che avesse donato la cellula somatica.
Tale tecnica è stata sperimentata su diversi animali. Si prende una cellula-uovo fecondata e le si toglie il nucleo, o rimuovendolo chirurgicamente, o usando alcuni processi chimici. Al posto del nucleo della cellula-uovo si introduce il nucleo di una cellula somatica della stessa specie (o magari di una specie affine) e poi si lascia che la natura segua il suo corso.
Questo esperimento è stato portato a termine con successo con animali della complessità del girino.
Ma dopo le rane non è più così facile. Le uova delle rane non sono protette e possono essere manipolate facilmente. Si sviluppano nell'acqua e possono restarci dopo la microoperazione.
Le uova dei rettili e degli uccelli, invece, sono protette da gusci, il che aumenta le difficoltà tecniche. Le uova dei mammiferi sono piccolissime, delicatissime, facilmente danneggiabili. Inoltre, anche se si riuscisse a rimuovere il nucleo dell'uovo di un mammifero, poi l'uovo dovrebbe essere inserito nell'utero di una femmina, dove resterebbe per tutto il periodo della gestazione.

I problemi pratici connessi con la clonazione dei mammiferi sono tali che ancora per qualche tempo non ci saranno possibilità di effettuare clonazioni con successo. Tuttavia i biologi sono ansiosi di accingersi all'impresa e fanno tutto quello che possono. Alla fine ci riusciranno certamente. Ma a che servirà la clonazione?
Se i cloni potranno essere prodotti in grande quantità, i biologi potranno disporre di un intero gruppo di animali dotati dello stesso patrimonio genetico: diciamo, ad esempio, di una serie di diecimila topi che sarebbero in pratica dei gemelli monozigotici. Ci sono parecchi esperimenti con gli animali che darebbero risultati molto più utili se si potesse eliminare il problema della variazione del patrimonio genetico. I cloni eliminerebbero questo problema.
Con l'aggiunta di altre tecniche di ingegneria genetica, sarebbe possibile produrre una serie di animali con patrimonio genetico identico, salvo che per un gene, rimosso o alterato e magari diverso in ciascun individuo. In tal modo la scienza della genetica riuscirebbe a fare passi da gigante.
Ci sarebbero poi dei modi di applicare vantaggiosamente la clonazione. Un toro che fosse un esemplare eccezionale, o una gallina che battesse tutti i record nel deporre le uova, potrebbero essere clonati e le loro caratteristiche genetiche così particolari potrebbero essere conservate senza il rischio di peggiorarle attraverso l'influsso reciproco dei geni ottenuti da un secondo genitore.
Inoltre, le specie minacciate di estinzione avrebbero migliori probabilità di sopravvivenza se sia i maschi sia le femmine venissero clonati più e più volte. Quando il numero d'individui fosse sufficientemente aumentato, potrebbe subentrare allora la riproduzione sessuata.
E se un giorno trovassimo un mammut congelato con qualche nucleo di cellula non del tutto morto, potremmo clonarlo usando l'utero di un'elefantessa. E se poi trovassimo un mammut maschio e un mammut femmina...
Certo, se la clonazione cominciasse a essere usata troppo, il vantaggio che la riproduzione sessuata rappresenta per l'evoluzione verrebbe in parte neutralizzato, e si verrebbe così ad avere una specie dove la variabilità genetica sarebbe troppo esigua per garantire la sopravvivenza a lungo termine.
È importante ricordare che dal punto di vista genetico il bene più grande che qualsiasi specie possa avere non è questo o quel gene, ma l'intera mescolanza dei geni. Più grande è la varietà di geni di cui può disporre una specie, più la specie stessa è protetta contro le possibili vicissitudini. L'esistenza di malattie congenite e di geni difettosi è il prezzo inevitabile che si paga per il vantaggio di avere varietà e versatilità.

E veniamo a parlare degli esseri umani clonati che, dopotutto, sono l'argomento della Canzone di Randall.
Forse non saranno mai così importanti come pensate. La loro importanza infatti è determinata soprattutto da certi malintesi da parte della gente. Alcune persone, per esempio, anelano ai cloni perché credono che questi siano la via diretta all'immortalità individuale. È assurdo.
Il vostro clone non siete voi. Il vostro clone è il vostro fratello (o sorella) gemello, e non è voi più di quanto lo sarebbe un vostro normale gemello monozigotico. Il vostro clone non ha la vostra coscienza, e se voi morite, morite, non continuate a vivere nel vostro clone. Una volta che la gente riuscisse a capire questo, ho il sospetto che molto dell'interesse per i cloni scomparirebbe.
Ci sono invece persone che hanno paura dei cloni perché immaginano che potrebbero essere clonati degli idioti, da utilizzare per mettere insieme un grande esercito di carne da cannone che i despoti userebbero per conquistare il mondo.
Ma che senso ha preoccuparsi di una cosa del genere? Non c'è mai stata alcuna difficoltà quando s'è trattato di trovare carne da cannone in qualsiasi parte del mondo, e senza clonazione; e il sistema che si usa normalmente per fornire nuovi soldati ai despoti è infinitamente più economico della clonazione.
Si potrebbe invece dire, più sensatamente, che il clone di un grand'uomo conserverebbe il suo patrimonio genetico e che quindi sarebbe anche lui un altro grand'uomo dello stesso tipo. Se così fosse, la principale funzione della clonazione sarebbe di riprodurre il genio.
Io però credo che sarebbe una perdita di tempo. Non necessariamente da un Einstein verrebbero fuori migliaia di geni eccelsi, e non necessariamente da un Hitler verrebbero fuori migliaia di mostri.
Dopotutto, l'essere umano è qualcosa di più dei suoi geni. Nel caso che voi vi faceste un vostro clone, il vostro nucleo verrebbe immesso in una cellula-uovo estranea, e il citoplasma estraneo di quella cellula-uovo influenzerebbe sicuramente lo sviluppo del clone. Ancora, l'uovo verrebbe inserito in un utero estraneo, e anche questo avrebbe influenza sullo sviluppo futuro dell'organismo.
Anche se una donna facesse immettere uno dei suoi nuclei somatici in una delle sue stesse cellule-uovo, e anche se poi facesse inserire la cellula-uovo nell'utero della propria madre (ammesso che questa fosse ancora in grado di portare avanti una gravidanza), il nuovo organismo nascerebbe in condizioni diverse, e questo influirebbe sulla sua personalità.
Mettiamo ad esempio che voleste cento Isaac Asimov, in modo da non rimanere mai senza i miei articoli di divulgazione scientifica. Dovreste allora chiedervi che cos'è che mi ha fatto diventare lo scrittore che sono, o comunque uno scrittore. Sono stati soltanto i miei geni?
Sono stato educato da un padre all'antica, che aveva un negozio di dolciumi e che, benché ebreo, era letteralmente la personificazione dell'etica protestante. Così io dovevo sgobbare come un matto. Inoltre, crebbi all'epoca della Grande Depressione e dovetti trovare il modo di guadagnarmi da vivere, perché se non l'avessi fatto, avrei ereditato il negozio di dolciumi, idea che per me era insopportabile. E poi, sono vissuto in un'epoca in cui le riviste di fantascienza e in generale le riviste popolari andavano a gonfie vele, in un'epoca in cui un giovane riusciva a vendere storie scritte male perché la domanda era più grande dell'offerta.
Mettete insieme tutte queste cose, e verrò fuori IO.
I cloni di Isaac Asimov invece, una volta cresciuti, non vivrebbero nello stesso contesto sociale in cui sono vissuto io, non sarebbero sottoposti alle stesse pressioni, non avrebbero le stesse occasioni. Per di più, quando io scrivevo, scrivevo e basta: nessuno si aspettava niente di particolare da me. Quando invece fossero i miei cloni a scrivere, le loro opere sarebbero sempre confrontate con quelle del Grande Originale, e questo scoraggerebbe e annienterebbe chiunque.
Il risultato finale sarebbe che i miei cloni, o alcuni di essi, potrebbero rivelarsi cittadini preziosi di questo o quel tipo, ma molto difficilmente sarebbero degli altri Isaac Asimov, e là loro produzione letteraria sarebbe perfettamente inutile. E per quanto fossero bravi, non compenserebbero mai la diminuzione di variabilità genetica dell'umanità che provocherebbero in quanto cloni.
Tuttavia, la clonazione umnana non sarebbe completamente inutile. Ci sarebbe il vantaggio puramente teorico di studiare lo sviluppo degli embrioni con identico patrimonio genetico ma ciascuno con un gene alterato ad hoc (Questo fatto solleverebbe delle gravi questioni etiche, come succede sempre quando è in gioco la sperimentazione sull'uomo, ma non è questo il punto, ora).
Supponiamo che si riuscisse allora a sapere abbastanza sullo sviluppo dell'embrione umano da dirigere gli embrioni verso tutti i tipi di specializzazioni secondarie: si produrrebbero così delle specie di mostri che avrebbero ad esempio un cuore di grandezza normale e tutto il resto rudimentale, oppure un rene di grandezza normale, o un polmone, o un fegato, o una gamba, ecc. Sviluppandosi così soltanto un organo, opportune tecniche che accelerassero la crescita (in laboratorio, naturalmente, non nell'utero della donna) potrebbero riuscire a far sviluppare i vari organi fino alla grandezza normale in pochi mesi soltanto.
Possiamo perciò immaginare che alla nascita a ciascun individuo si potrebbe prelevare un pezzetto minuscolo di alluce, che verrebbe immediatamente surgelato per un eventuale uso futuro: si conserverebbero così in vita alcune centinaia di cellule viventi (Questo andrebbe fatto alla nascita, perché più giovane è la cellula, più è probabile che la clonazione riesca bene).
Queste cellule potrebbero fungere da potenziali banche degli organi per il futuro. Se nella sua vita un adulto a un certo punto scoprisse di avere il cuore difettoso o un pancreas mal funzionante, o se dovesse perdere una gamba in un incidente o dovesse subire un'amputazione, allora le cellule surgelate verrebbero scongelate e usate per la clonazione dell'organo necessario.
Il nuovo organo crescerebbe dunque in relativamente poco tempo, e poiché avrebbe lo stesso patrimonio genetico del vecchio, il corpo non presenterebbe fenomeni di rigetto. Sarebbe certamente questa la migliore applicazione possibile della clonazione.

FINE