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Urania - Racconti d'appendice
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L'ULTIMA SCOPERTA SCIENTIFICA - Francesco Savorgnan

Conosciuta finora solo fra i dotti nelle feconde solitudini dei laboratori, sta per diventare di dominio pubblico suscitando una larga corrente d'ammirazione. È quella relativa alla radio-attività della materia.
La scienziato francese Becquerel trovava, cinque anni addietro, che l'uranio, metallo pesantissimo, possiede la strana facoltà di emettere un genere speciale di radiazioni luminose, le quali non hanno niente da vedere col fenomeno della fosforescenza. Questi raggi dell'uranio si propagavano normalmente in linea retta e rivelavano la loro esistenza impressionando le lastre fotografiche; dall'occhio umano restavano inosservate. Furono chiamati "raggi uranici" per designarne la provenienza, e raggi di Becquerel in onore del dotto che li aveva scoperti.
Un anno dopo, nel 1898, furono trovati dal Curie, dalla sua signora e dal Bemont due nuovi metalli: il polonio e il radio, e nel 1899 l'attinio dal Debierne; nei quali nuovi metalli si scoperse una attività radiosa straordinaria. Il radio, particolarmente, emetteva spontaneamente una luce tanto viva, che era possibile all'osservatore, leggere uno scritto a breve distanza di un pezzetto di minerale. La penetrazione di questi raggi era così intensa che la retina li percepiva anche se l'occhio era chiuso e se fra questo e la sorgente s'interponeva una lamina di platino e se la sorgente stessa stava racchiusa dentro una cassetta con le pareti di piombo.
Le osservazioni si moltiplicarono. Si vide che l'attività radiosa di questi corpi può essere comunicata per induzione ai corpi vicini. Un corpo che si trova nella sfera d'azione di un metallo radioso ne acquista rapidamente tutte le proprietà, sebbene in minor grado. Levata la sorgente, il corpo perde regolarmente e molto lentamente, talvolta dopo vari mesi, le sue proprietà indotte. Nei laboratori del Curie e del Deberne non si possono più fare esatte osservazioni, perché tutto è diventato radioso: l'aria, i muri, le panche, i vestiti.
I raggi di Becquerel hanno maggior analogia con quelli di Roentgen che con la luce ordinaria. Essi non sono di una specie unica, ma risultano da un assieme molto complesso di radiazioni di genere e proprietà diverse, di cui non si è potuto fare ancora un'esatta analisi. A sviscerare l'origine e la natura di queste strane radiazioni, gli scienziati hanno finora invano compiuto pazientissimi studi. Sono riusciti bensì a scoprire alcune loro singolari proprietà elettriche e la capacità di produrre modificazioni chimiche e molecolari nei corpi sui quali cadono. Così per esempio, il cloruro di bario, che è incolore, diventa prima roseo, poi rosso sotto l'influenza dei nuovi raggi; l'acido todico si colora di violetto e l'azolico monoidrato di giallo; l'ossigeno si trasforma in ozono. Il Geisel ha verificato anche gli effetti fisiologici dei nuovi raggi: essi sono fortemente caustici: battendo sulla pelle d'una mano, vi sviluppano un forte rossore, seguito da dolorosissime ustioni i cui effetti durano vari mesi. Di quali pratiche applicazioni sarà feconda la scoperta della radioattività? Impossibile dirlo per il momento; ma certo saranno molte è grandi. Già si sono fatte alcune prove coronate da buon esito. Il Besson, servendosi della proprietà dei raggi di Becquerel, di rendere alcuni corpi vivamente fosforescenti, ha ottenuto mescolando a grandi quantità di cloruro di zinco pochi milligrammi di radio, dei tubi luminosissimi, delle lampade che non hanno nessun bisogno né di alimentazione né di semplice manutenzione. Il Curie e il Debierne hanno ottenuto ottime radiografie di lettere chiuse e già in Inghilterra alcuni dottori cominciano ad usare il radio per la più o meno completa cecità di alcuni individui e per altri scopi medici.
I fenomeni della radio-attività sembrano contraddire a tutte le più elementari leggi della fisica, della chimica e della meccanica. Siamo qui in presenza di corpi spontaneamente luminosi, che emettono elettricità e producono effetti chimici e fisiologici, senza che in essi si avveri una apprezzabile spesa di energia. Il Curie ha calcolato che dovrebbe passare un miliardo d'anni, prima che nei metalli radioattivi si modificasse o trasformasse un milligrammo di materia. Questa misteriosa attività resta per il momento inesplicabile, e disgraziatamente le esperienze sono troppo care: un grammo dei nuovi metalli, per le inaudite difficoltà di estrazione, costa parecchie migliaia di lire.

FINE