Science Fiction Project
Urania - L'autore in appendice
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JACK FINNEY - Giuseppe Lippi

Jack Finney (il cui nome è in realtà Walter Braden Finney) è nato nel 1911.
Sebbene avesse già intrapreso l'attività di scrittore da qualche anno, ha pubblicato il suo primo racconto di fantascienza solo nel 1951, su una rivista non specializzata come il Collier's Weekly. La decisione di rivolgersi a un pubblico più vasto che non quello dei lettori di sf parla chiaro: Finney non sarà mai un autore di "genere", lavorerà ai margini dell'editoria popolare e comunque produrrà romanzi di vario tipo: fantastici, fantascientifici ma anche gialli e di narrativa corrente.
Nel campo del giallo è famoso per il romanzo Five Against the House (tr. it. Cinque contro il casinò, 1953) da cui è stato tratto un celebre film. Nel 1957 esce il suo primo romanzo di fantascienza, The Body Snatchers (poi quasi sempre ripubblicato come Invasion ofthe Body Snatchers, il titolo del film che ne fu ricavato e che in Italia è noto come L'invasione degli ultracorpi). Diretto da Don Siegel, è la più celebre pellicola sugli extraterrestri degli anni Cinquanta insieme a La guerra dei mondi di Byron Haskin e George Pai; e intanto, il libro di Finney era apparso su URANIA col titolo Gli invasati.
L'impianto narrativo di quel romanzo - anche se non l'argomento - è tipico delle storie di Finney, il quale non ci trasporta nel futuro o su lontani pianeti, ma insinua i suoi paradossi e i suoi terrori nel presente, nel qui e ora.
Questa tecnica, un tempo popolare anche nella fantascienza e poi gradualmente abbandonata, è stata ereditata negli anni seguenti dalla narrativa horror: il cosiddetto "terrore nel quotidiano" tanto caro a Stephen King, discende direttamente dai libri di Richard Matheson e altri autori affermatisi negli anni Cinquanta quali, appunto, Finney; il suo Body Snatchers - in versione filmica se non letteraria -è stato tra i capisaldi della "formazione" kinghiana.
Ma se Body Snatchers è un libro terribile e dai toni quasi paranoici, la maggior parte della produzione fantascientifica di Finney segue altre strade. Affascinato dal motivo del viaggio nel tempo, che diventerà il suo tema ricorrente, il nostro autore gli dedica molti racconti poi riuniti in due antologie: The Third Level del 1957 e I Love Galensburg in the Springtime: Fantasy and Time Stories (1963). Quest'ultima è uscita anche in Italia, nella gloriosa "Galassia" edita dalla Tribuna di Piacenza: intitolata Storie del tempo, è stata mirabilmente tradotta da Vittorio Curtoni (che, come vedete, è rimasto fedele a Finney negli anni e ha voluto tradurre per noi anche il romanzo che avete fra le mani).
In seguito, i racconti delle due antologie summenzionate sono stati inclusi nel volume-omnibus About Time (1986), ma già nel 1983 era uscita una terza raccolta di racconti, Forgotten News: The Crime of the Century and Other Lost Stories.
Dopo il grande successo di The Body Snatchers, Finney ha potuto dedicarsi tranquillamente all'esplorazione dei suoi temi narrativi preferiti: il tempo, la memoria, l'evasione da una realtà opprimente, l'amore. Sono così seguiti i romanzi The Woodrow Wilson Dime (tratto da un racconto del 1960 e ampliato nel 1968 e che vi offriamo in questo stesso numero), Time and Again (1970, un convincente romanzo sul passato di New York da noi pubblicato nella collana "Altri Mondi" col titolo Indietro nel tempo), Marion's Wall del 1973 e The Night People del 1977. Questi ultimi due testi vedranno prossimamente la luce nelle nostre collane, mentre è allo studio la possibilità di tradurre il secondo romanzo del dittico iniziato con Time and Again, e che l'autore ci ha appena fatto pervenire.
Lungi dall'essere un autore di "hard sf", Jack Finney possiede autentiche capacità di narratore che adopera con sapienza: i meccanismi del fantastico e della fantascienza, come ha scritto di lui John Clute, gli servono per introdurci in meticolosi mondi della memoria che sono proprio per questo mondi immaginari. Ma il loro interesse è tale che, anche una volta dimenticato il paradosso fantascientifico iniziale, ne rimaniamo avvinti e senz'altro affascinati.

FINE