Science Fiction Project
Urania - Racconti d'appendice
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DAVID BOWIE, DA CANTANTE POP A EXTRATERRESTRE - Stefano Benvenuti

Londra, 15 luglio 1975, Il Loughton Youth Centre è preso d'assalto, ma gli ordini sono tassativi: far passare solo i membri iscritti e i loro ospiti. Certo, l'impresa si dimostra difficile, ardua. I giovani, in massa, premono alla porta. Alla fine, come Dio vuole, lo spettacolo può avere inizio. Lui, sguardo da sognatore, esile, femmineo, fasciato da un paio di pantaloni attillati, camicia con maniche sbottonate e molto aperta sul davanti, comincia a cantare, con un suo strano tono lieve e minaccioso insieme, il dialogo tra il maggiore Tom - un astronauta su di un razzo condannato - e il controllo a terra. «Qui il maggiore Tom alla torre di controllo. Sono su questo rottame, lontano lontano dal mondo. La Terra mi appare azzurra e non c'è niente ch'io possa fare.»
Lui è David Bowie, il fenomeno della musica pop, il super-divo che ha venduto cinque milioni di copie dei suoi dischi (solo in Inghilterra). Di recente, poi, un suo vecchio successo, Space Oddity (gioco di parole che l'antepone al film di Stanley Kubrick Space Odissey, 2001: odissea nello spazio) è ritornato alla ribalta conquistando il primo posto alla hit parade inglese. I suoi LP, Hunky Dory, Space Oddity, Aladdin Sane, Bowie Pin-ups, Diamond Dogs, Young Americans, sono conosciuti e diffusi in tutto il mondo.
Oggi, David Bowie ha da poco finito di girare il suo primo film da protagonista, un film di fantascienza tratto dal romanzo di Walter Tevis «L'uomo che cadde sulla Terra». Il film si avvale di un cast d'eccezione, a cominciare dal regista, Nicolas Roeg, che ha diretto in passato «Sadismo», «Walkabout», e il più recente «A Venezia, un dicembre rosso shocking» con Donald Sutherland e Julie Christie.
Roeg, che lavora nel cinema fin dal 1947, da quando aveva appena 19 anni, cominciò la sua carriera cinematografica come cameraman. Tra i film cui ha avuto occasione di partecipare figura anche il classico di fantascienza «Fahrenheit 451» di Francois Truffaut. Questo genere non è quindi nuovo per lui, anche se, come regista, Roeg lo affronta per la prima volta. Gli attori che interpretano il film insieme con David Bowie sono Candy Clark (proposta all'Academy Award per il suo ruolo in «American Graffiti»), Rip Tom e Buck Henry (che ha scritto il soggetto cinematografico di «Comma 22», «Il laureato» e «Il giorno del delfino»).
Il romanzo di Tevis da cui è stato tratto il film risale al 1963. Non è un romanzo molto conosciuto né molto famoso nella storia della letteratura di fantascienza. Fatto strano, questo, come ha avuto modo di osservare in un articolo Paul Mayersberg, sceneggiatore del film, in quanto la vicenda non manca di quegli elementi che di solito servono a confezionare un prodotto di sicuro successo. Infatti, «L'uomo che cadde sulla Terra» è innanzitutto una storia di mystery, in quanto l'alone di mistero che circonda questo strano personaggio - Thomas Jerome Newton (David Bowie) - scatena subito la curiosità di un professore universitario di chimica, il dottor Bryce, che si mette in testa di «scoprire qualcosa di più» sul geniale e quasi inaccessibile Newton. L'elemento mystery è presente in tutto il film, ecco forse la ragione della scelta di un regista come Roeg che nel dirigere questo genere ha dato una prova notevole col già citato «A Venezia, un dicembre rosso shocking».
La vicenda è inoltre una science-fiction story, anche se un po' sui generis. Il contatto con l'extraumano, il fantastico, l'incredibile è marginale, ma al tempo stesso profondo. Infatti, questo contatto tra l'abitatore di un mondo lontano e gli uomini serve per un confronto-raffronto tramite il quale la razza umana esce senza maschera, senza ipocrisie, senza possibilità di nascondere difetti ed esaltare virtù. L'idea non è nuova: già con «Micromega» Voltaire ha compiuto la stessa opera critica. La differenza notevole sta nel fatto che la società di Voltaire apparteneva al XVIII secolo, quella di Tevis è la società dei giorni nostri. Quindi, pur senza togliere nulla alla vicenda come «spettacolo», si tratta di una storia con un suo messaggio ben preciso e profondo.
Lo straniero in terra straniera è sempre stato un concetto romantico: «L'uomo che cadde sulla Terra» è dunque anche una storia romantica. Una storia romantica e d'amore. Tra Newton e Mary-Lou (Candy Clark) s'instaura infatti un rapporto affettivo che, in circostanze normali, sarebbe vero e proprio amore. Le differenze di razza e mentalità tra i due rendono però impossibile qualunque rapporto completo e duraturo. E dunque, niente romanticismo né amore edulcorati, da racconto d'appendice, ma una storia romantica e d'amore matura e complessa, con risvolti psicologici non certo facili da affrontare e svelare.
Come dicevamo, nonostante questi elementi, il romanzo a suo tempo fu accolto con limitato entusiasmo. Forse oggi, grazie anche al film, che ha tutte le carte in regola per essere annoverato tra i migliori prodotti della cinematografia di fantascienza, il libro di Tevis otterrà la rivalutazione che sinceramente riteniamo doverosa.
Il film uscirà in prima mondiale contemporaneamente all'edizione in Urania, serie «Capolavori», nessuno quindi ha ancora avuto occasione di vederlo. Ma produttore e regista hanno assicurato di essere rimasti molto fedeli al testo originale. Di una cosa siamo certi: la scelta di David Bowie per interpretare l'uomo d'altri mondi venuto sulla Terra è azzeccatissima. Bowie, come Newton, è etereo, distaccato, ha uno sguardo triste e freddo al tempo stesso. Nicolas Roeg, nel cercare una figura enigmatica, quasi impalpabile, innestata però in una personalità forte che potesse avere presa sul pubblico, dopo aver esaminato diversi possibili candidati, si è deciso per David Bowie in quanto anche nella vita reale Bowie è un personaggio anomalo. Il suo strano successo come cantante, legato a una galleria di maschere particolari, il suo aspetto fisico, «ora asessuato, ora alieno, ora in simbiosi con figure femminili», sembra ripercorrere la carriera di Thomas Jerome Newton. Newton è un personaggio fragile, che respira a fatica nella nostra atmosfera, che ogni volta che stringe la mano a qualcuno o sale in un ascensore soffre di atroci dolori. David Bowie ha tutta l'aria di essere altrettanto fragile, altrettanto delicato e sofferente. Certo, è solo apparenza. Sappiamo che Bowie ha una vita normalissima. Non ancora trentenne, è sposato con l'americana Angela («Angie») Barnet, e dal loro matrimonio è nato un bambino, Zowie, che ora ha quattro anni. Bowie, inoltre, lavora moltissimo: a detta di tutti - amici e collaboratori - è un uomo infaticabile. Parlando del suo personaggio cinematografico, David Bowie ha detto: «Provo una gran simpatia per lui, e sono convinto che qualcosa di Newton rimarrà a lungo dentro di me».
E se Bowie fosse davvero un uomo venuto da un altro mondo? Se nel film interpretasse semplicemente se stesso? Qualcuno, scherzosamente, si è posto questi dubbi. Con meno humour e più drammaticità, il regista Nicolas Roeg ha avanzato la stessa ipotesi, senza riferirsi in particolare a Bowie, così, in generale. Un Thomas Jerome Newton potrebbe esserci davvero tra noi... potrebbe essere un nostro amico, sembra dire Roeg, un nostro semplice conoscente, oppure un personaggio famoso... «C'è voluto coraggio per realizzare questo film» ha dichiarato ancora Nicolas Roeg durante una conferenza stampa. «Se ne richiede altrettanto al pubblico. Dopo averlo visto, la gente si guarderà attorno con uno sguardo carico di sospetto e considererà con occhi nuovi la realtà circostante».
Noi, per la verità, avvertiamo la forte tentazione di credergli e aspettiamo con impazienza di vedere sullo schermo questa storia possibile nel campo dell'impossibile (ma lo è davvero, impossibile?), questa storia che si mantiene sempre un pizzico al di là dei limiti del reale e un pizzico al di qua dei limiti del razionale.

FINE