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Urania - Asimov d'appendice
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GIORNI MESI STAGIONI - Isaac Asimov
Titolo originale: The week escuse

Negli ultimi anni ho tenuto di tanto in tanto qualche conferenza alla televisione. Non sono apparso sullo schermo con tale frequenza da farmi diventare una celebrità nazionale, però abbastanza per dare alla gente, quando s'incontra, la vaga sensazione di riconoscermi.
Questo riconoscimento, per dire la verità, è aiutato dalle basette e dai lunghi capelli che porto, e che mi danno un aspetto quasi leonino. Se si aggiunge l'espressione quasi feroce che assumo quando penso, il che succede in continuazione o pressappoco, immagino di essere un tipo alquanto difficile da dimenticare.
Comunque, poco tempo fa mi trovavo solo in ascensore con una vecchia signora. Lei mi guardò attentamente, e poi, con la familiarità che i suoi capelli bianchi le consentivano, mi disse all'improvviso: - Voi siete un personaggio famoso. Lo so. Come vi chiamate?
Io cercai di sorriderle in modo cordiale. - Sono Isaac Asimov, signora.
E lei: - Chi?
Ecco la celebrità! Voi penserete che un fatto del genere mi abbia insegnato a stare al mio posto e a rendermi meno desideroso di suggerire le mie scoperte rivoluzionarie in un campo o nell'altro. Invece no.
Infatti, adesso vi voglio parlare della riforma del calendario, ed esporvi una mia teoria in proposito, teoria che io considero la migliore che si possa formulare. Che ne dite della mia umiltà?
I riformatori del calendario contestano seriamente il calendario che noi tutti usiamo e che alcuni di noi amano così com'è. Anzitutto, ed è la cosa più importante, c'è il problema che ogni anno il calendario cambia. Ci sono sette diversi anni di normali 365 giorni, dato che l'1 gennaio può (come succede periodicamente) cadere in ciascuno dei sette diversi giorni della settimana. Allo stesso modo possono esserci sette diversi anni bisestili. Dato che un anno bisestile arriva ogni quattro anni, i calendari si diversificano ogni anno secondo uno schema complesso, fino a che non è passato un periodo di 28 anni. Dopo di che la sequenza si ripete.
Quindi, i calendari del 1901, 1929, 1957, 1985, 2013, 2041, e 2069 sono identici. Sono tutti anni normali in cui l'1 gennaio cade in martedì. In tutti, il 4 luglio è giovedì e Natale mercoledì. (Ci sono, logicamente, delle differenze superficiali. Per esempio, sul calendario del 1901 non compariva la festa per il «Giorno della Vittoria della prima guerra mondiale»).
Durante questa sequenza di 28 anni ci sono 21 anni normali, che a gruppi di tre cominciano con uno stesso giorno della settimana, e sette anni bisestili ognuno dei quali comincia con un diverso giorno della settimana. Se conservate i calendari per 28 anni consecutivi avrete un «calendario perpetuo» di 28 anni. Se li incollate in fila su una parete, e se vi spostate ogni anno a quello successivo, in 28 anni avrete fatto il giro completo, e sarete pronti a ricominciare da capo.
Questo funziona fintanto che ogni quarto anno è sicuramente un anno bisestile. Non si riscontrano difetti tra il 1900 e il 2100, ma accade che ogni quattro secoli, tre comincino con anni che non sono bisestili, così ci sono sette anni normali in fila, come dal 1897 al 1903 incluso.
Per avere un vero calendario perpetuo che copra tutto il sistema gregoriano che stiamo usando avremmo bisogno di 2.800 calendari successivi, diciamo dal 1601 al 4400. Dopo di che tutto si ripeterebbe esattamente, dal 4401 al 7200, e così via.
Questo, ne converrete, non è certamente un sistema pratico tanto più che, dopo un certo numero di cicli, l'attuale calendario gregoriano viene a trovarsi di un giorno fuori fase con il sole, tanto da dover sottrarre un anno bisestile.
Sono convinto che si possa fare di meglio. Proviamo a rifletterci.
La cosa più semplice da fare sarebbe quella di limitarsi a numerare i giorni. Potremmo cominciare in un momento adatto e numerarli consecutivamente, senza limiti. Nessun pericolo di trovarci a un certo punto la mancanza di numeri, dato che questi sono infiniti. E se si considerano soltanto i giorni, senza preoccuparci delle settimane, dei mesi, e degli anni, non avremmo nemmeno bisogno dei calendari. Ricorderemmo soltanto che siamo nati in un certo giorno, che ci siamo sposati nel giorno tale, che abbiamo fatto un affare al mercato finanziario il giorno talaltro, e così via. Il grande vantaggio, a parte l'abolizione dei calendari, sarebbe dato dal fatto che sapreste sempre trovare il numero dei giorni trascorsi tra due eventi facendo una semplice sottrazione.
Un sistema simile può sembrarvi impensabile, troppo matematico, spersonalizzato, assurdo. Eppure, nel caso degli anni, noi facciamo esattamente questo. Noi li stiamo semplicemente numerando all'infinito, e siamo, già quasi arrivati al duemila. Anche questo ha avuto un significato spersonalizzante, perché ci fu un tempo in cui gli anni venivano identificati con il periodo in cui un tale era arconte, o console, o quello in cui il talaltro era re, e così via.
Il vantaggio di distinguere gli anni semplicemente numerandoli fu, comunque, così grande che tutti i sistemi personali usati per identificarli (sistemi che creavano una grande confusione quando si trattava di riordinare i propri ricordi) vennero abbandonati. Naturalmente c'era la questione di quando cominciare a contare. Bisognava trovare un avvenimento importante, su cui il mondo si sarebbe trovato d'accordo. Nel caso degli anni questo avvenimento importante venne trovato nella nascita di Gesù.
Con questo sistema possono venire numerati non soltanto gli anni, ma anche i giorni, che ci crediate o no. Nel lontano sedicesimo secolo uno studioso francese, Joseph Justus Scaliger, suggerì che venissero numerati i giorni, e come Giorno 1 scelse il primo gennaio 4713 a. C. del calendario gregoriano. (Perché questo giorno? Ecco, Scaliger contò all'indietro, e scoprì che in quel giorno erano cominciati insieme un certo numero di importanti cicli astronomici, quali l'Anno Solare, il Mese Lunare, il periodo Saronico delle eclissi, e così via). Scaliger chiamò questi giorni così numerati «Giorni Giuliani», in onore di suo padre Julius Caesar Scaliger.
Gli astronomi usano il Giorno Giuliano ancora oggi, e trovano conveniente, nei loro calcoli, tener conto solo dei giorni. Così, capita che io stia scrivendo queste righe il Giorno Giuliano 2.442.252.
Ma c'è un guaio. Si può pensare a una numerazione infinita degli anni perché abbiamo ancora numeri di quattro cifre, facili da ricordare, e aggiungeremmo la quinta cifra solo fra ottomila anni. Se numerassimo i giorni saremmo già a sette cifre, e questo non va. Anche una persona appassionata di numeri come me deve ammettere che sette cifre per identificare un solo giorno sono troppe.
Inoltre il ciclo delle stagioni (un anno per un ciclo completo) è troppo importante per l'economia mondiale e per gli affari personali per essere ignorato. Dobbiamo avere l'anno.
Ma in questo caso, perché non combinare l'anno e il giorno, dando a ciascuno un numero, e nient'altro? Ogni anno avrebbe dei giorni numerati da 1 a 365 (o 366, se anno bisestile). Potremmo parlare del 72 del 1944 o del 284, del 1962 o del 366 del 1984, e si stabilirebbe in modo inconfondibile ciascuna data. Certo, ci sarebbero ancora sei o sette numeri da ricordare, ma in questo modo si penserebbe ai giorni e agli anni separatamente, il che è molto diverso da un punto di vista psicologico.
In una numerazione giorno-anno non ci sarebbe più bisogno del calendario. Infatti avete bisogno del calendario solo con il sistema attuale, quando si pone il problema del giorno della settimana. Consultando il calendario ci si pone una di queste due domande: 1) Che giorno della settimana è il 28 del prossimo mese, oppure: 2) Che giorno è giovedì prossimo?
Se non vi importa sapere in quale giorno della settimana cade ciascuna data, è semplice: non serve consultare il calendario. Ma noi non possiamo liberarci delle settimane. Sono troppo radicate nel nostro sistema di vita. Come potremmo fare a meno dei weekend, per dio?
Perciò dobbiamo conservare le settimane, e dobbiamo avere un calendario in cui tutti i giorni dell'anno sono disposti in sette colonne.

Supponiamo che un anno sia lungo esattamente 364 giorni. In questo caso avremmo i 364 giorni disposti in sette colonne di 52 giorni ciascuna. Se il giorno 1 fosse domenica, i giorni 8, 15, 22, 29, 36, e così via sino al 358 sarebbero altrettante domeniche. I giorni 2, 9, 16, 23, 30, 37... 359 cadrebbero tutti di lunedì, eccetera eccetera. Il giorno 364 sarebbe un sabato, e con questo giorno finirebbe l'anno, così che il giorno 1 dell'anno successivo cadrebbe nuovamente di domenica, e tutta la sequenza ricomincerebbe da capo.
In questo caso un unico calendario, con tutti i giorni numerati e divisi in 52 settimane complete, potrebbe servire per ogni anno, in eterno (escludendo i cambiamenti delle lunghezze del giorno e dell'anno durante gli eoni).
Ma l'anno non è lungo 364 giorni, bensì 365 giorni e 1/4, così ogni anno conta almeno 365 giorni, e talvolta 366.
Si potrebbe ignorare questi giorni extra e pretendere che un anno sia fatto di 364 giorni soltanto? Cosa sono in fondo un paio di giorni qua e là? Ma se tentassimo di fare una cosa del genere, l'anno uscirebbe di sincrono con le stagioni. Se quest'anno l'equinozio d'inverno è il 21 marzo, l'anno successivo cadrebbe il 22 marzo (o 23 marzo, se l'anno fosse bisestile) e così via. Dopo 292 anni l'equinozio d'inverno (e tutti gli altri segni astronomici delle stagioni) avrebbe fatto un ciclo completo, e tornerebbe a cadere il 21 marzo.
Questo si può fare. Gli antichi egizi ignoravano l'anno bisestile e lasciavano che il loro anno finisse un quarto di giorno dopo il Sole. In questo modo le stagioni compivano un completo ciclo dell'anno ogni 1460 anni. Gli egizi rifiutavano di cambiare sistema, anche se sapevano che questo succedeva, e pur sapendo come evitare che succedesse. La tradizione, sapete.
Comunque, tradizione a parte, conserviamo l'anno di 364 giorni, senza abbandonare quello di 365 o di 366. Tutto quello che dobbiamo fare è di rifiutarci di assegnare uno di questi giorni in più a un giorno della settimana.
Supponiamo che il giorno 365 sia un giorno da non assegnare alla settimana. Cadrebbe alla fine dell'anno, e si potrebbe considerarlo come festività chiamandolo magari «Giorno dell'Anno». Negli anni bisestili ci sarebbe anche un Giorno 366, che potrebbe essere un'altra festività, da chiamare «Giorno Bisestile», senza farlo diventare un giorno della settimana. Così, dopo un Giorno dell'Anno (e dopo un Giorno Bisestile ogni anno bisestile) arriveremmo al Giorno 1 dell'anno successivo, che sarebbe sempre una domenica, anche se, in questo caso, dalla precedente domenica, che era il Giorno 358, fossero passati otto giorni (o nove, negli anni bisestile). In un calendario del genere i Giorni 365 e 366 potrebbero venire messi tra parentesi alla destra della settima colonna, e non andrebbero a interferire con la settimana.
Mentre questo calendario di anni, settimane, e giorni (notate, niente mesi) non è mai stato seriamente suggerito, e nemmeno io mi sento di suggerirlo, tutti i calendari perpetui proposti su base annuale hanno dovuto necessariamente considerare un Giorno dell'Anno e un Giorno Bisestile che non avessero niente a che fare con i giorni della settimana. In questo modo soltanto è possibile conservare una settimana di sette giorni senza sbordare dal calendario e senza fare ogni anno diverso da quello precedente.
Ma è su questa roccia che affondano i riformatori del calendario. Ci sono molti corpi religiosi influenti che rifiutano di considerare un qualsiasi giorno che non sia un giorno della settimana. Le domeniche devono essere assolutamente celebrate ogni sette giorni, e se una volta all'anno le due domeniche (o sabati, se siete ebrei, o venerdì, se siete musulmani) cadono dopo otto o nove giorni, pare che caschi il cielo.
Se volete una mia opinione, considero questa scusa della settimana a tutti i costi per opporsi alla riforma del calendario una scusa molto debole. Senza voler fare una lista della miriade di compromessi fatti dalle varie religioni per convenienza, faccio soltanto presente che Gesù ha detto: «Il settimo giorno è stato fatto per l'uomo, e non l'uomo per il settimo giorno» (Marco 2:27).
È possibile, quindi, che un giorno coloro i quali pensano che il Settimo Giorno debba ripetersi con la regolarità di un metronomo cedano nell'interesse del buon senso.

Prendere l'intero anno come unità presenta degli ostacoli perché questo comprende il ciclo completo delle stagioni ma ignora le stagioni in sé. Io sono abituato, per esempio, a quattro stagioni di caratteristiche completamente diverse, ciascuna con i suoi effetti sull'agricoltura, sugli affari, sui trasporti, sulle vacanze, e sui consumi in generale. È quindi utile tenere presente nel calendario le stagioni con le loro caratteristiche peculiari.
A questo scopo, mi sembra utile tenere presente il mese. Il mese fu usato all'inizio per contrassegnare i cicli delle fasi della Luna, e non aveva niente a che fare con le stagioni.
Tradizionalmente ci sono dodici mesi, secondo la lunghezza dei cicli delle fasi lunari. Tuttavia, sfortunatamente, dodici mesi uguali in un anno di 364 giorni (l'unico tipo di anno che ha senso in un calendario perpetuo) devono essere lunghi 30 giorni e 1/3, o lunghi 4 settimane e 1/3. In altre parole, i mesi di un anno di 12 mesi non possono essere fatti di giorni o settimane intere.
Stranamente, a questo riguardo, un anno di 13 mesi sarebbe perfetto, dato che 364 = 13x28, e 28 = 7x4. In un anno di 13 mesi ogni mese sarebbe lungo 4 settimane e, logicamente, lungo 28 giorni. Ogni mese sarebbe così:


DoLuMaMeGiVeSa
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891011121314
15161718192021
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In effetti non è poi un mese tanto strano. Il mese di febbraio, per tre volte ogni ventotto anni, è così. Il mese di febbraio del 1974 era così.
Se tutti i mesi fossero così formati li impareremmo rapidamente a memoria. Sapremmo che il 17 è sempre un martedì e che il 13 è sempre un venerdì (mi spiace!), che il primo è sempre una domenica, e così via. Dopo un po' di tempo non avremmo più bisogno di calendari.
Ma cosa fare del tredicesimo mese? Una possibilità è stata suggerita dal Calendario Internazionale Fisso che per un po' di tempo, qualche decina d'anni fa, ha avuto una certa pubblicità favorevole. In questo calendario il tredicesimo mese (chiamato Sole) era collocato tra il sesto e il settimo, tra giugno e luglio. In questo calendario il Giorno dell'Anno compariva il 29 dicembre, e il Giorno Bisestile il 29 giugno. A nessuno dei due, logicamente, veniva assegnato un giorno della settimana.
Non è possibile fare un calendario con giorni, settimane, e mesi, più semplice di quello studiato dal Calendario Internazionale Fisso, ed è un peccato che abbia un limite tanto grosso come quello dell'inutilità. Tredici mesi non possono essere divisi per quattro, che sono il numero dei mesi per stagione. Nel Calendario Internazionale Fisso ci sono tre mesi e una settimana per stagione, e questo fatto introduce una irregolarità che supera tutte le uniformità.
Un anno di 12 mesi ha sempre il vantaggio di essere divisibile per quattro stagioni, tre mesi per stagione. In un anno di 12 mesi è impossibile avere mesi che siano esattamente identici a quello precedente o a quello successivo come nell'Anno Fisso Internazionale, ma questo vantaggio viene considerato secondario se paragonato all'esattezza delle stagioni.
Prendendo in considerazione le stagioni, quindi, come dobbiamo fare per avere un calendario altrettanto semplice e il più ripetitivo possibile? Dato che in un anno di 364 giorni ci sono 52 settimane ne risulta che ci sono 13 settimane per stagione. Tredici settimane contengono 91 giorni, e questi possono venire distribuiti su tre mesi nel modo più simile possibile, dando 31 giorni al primo mese, e 30 agli altri due. Il periodo di tre mesi avrebbe un calendario come questo:


DoLuMaMeGiVeSa
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293031    

DoLuMaMeGiVeSa
   1234
567891011
12131415161718
19202122232425
2627282930  

DoLuMaMeGiVeSa
     12
3456789
10111213141516
17181920212223
24252627282930

Ancora una volta, questo sarebbe tutto il calendario di cui avremmo bisogno perché, anche se rappresenta un periodo di tre mesi, il quarto ricomincerebbe esattamente come il primo. Per cui, se sopra il primo mese ci fosse scritto gennaio, e febbraio sopra quello di mezzo, e marzo sull'ultimo, le stesse tre composizioni del mese sarebbero valide rispettivamente per aprile, maggio, giugno, e poi per luglio, agosto, settembre, e infine per ottobre, novembre, dicembre, un anno dopo l'altro senza cambiamenti.
Questo calendario perpetuo di tre mesi viene chiamato «Calendario Mondiale», e trova molti consensi. Nel Calendario Mondiale il Giorno dell'Anno è il 31 dicembre, e il Giorno Bisestile il 31 giugno, e a tutti e due non è assegnato nessun giorno della settimana.
Un altro vantaggio del Calendario Mondiale è che i mesi sono chiari. Nel nostro calendario attuale non c'è nessuna sequenza di tre mesi che sia identica a quella del Calendario Mondiale (non ci sono due mesi di 30 giorni uno dopo l'altro) ma possono essere identici i mesi presi uno a uno. L'agosto del 1971 era identico al primo mese della sequenza di tre mesi. Il settembre 1971 era identico al mese di centro, e il settembre 1972 era identico all'ultimo dei tre.

Senza dubbio il Calendario Mondiale è il migliore di tutti i calendari che si ripetono, nel senso che richiede pochissime modifiche del sistema esistente. Tuttavia vorrei suggerire alcune migliorie. Per farle sarebbe necessaria qualche ulteriore modifica, ma alla fine si otterrebbe il calendario che io considero il più semplice e più razionale: un calendario che tiene conto delle settimane e delle stagioni.
Primo, ci sono quattro punti naturali, dal punto di vista astronomico, in cui l'anno può cominciare. I due solstizi, e i due equinozi. Non sono identicamente spaziati nell'arco dell'anno perché l'orbita della Terra intorno al Sole non è perfettamente circolare, ma noi li possiamo collocare il 21 dicembre, il 21 marzo, il 21 giugno, e il 21 settembre del nostro presente calendario senza mai essere spostati più di un giorno o due.
Ciascuno di questi punti può servire come inizio dell'anno. Il 21 dicembre il Sole, nell'emisfero nord, è al suo punto-mezzogiorno più basso. La stessa cosa si verifica il 21 giugno nell'emisfero sud. Il 21 marzo, nell'emisfero nord, il rinnovo e la crescita delle piante sta quasi per cominciare, e la stessa cosa si può dire nell'emisfero sud del 21 settembre. Tuttavia, dovendo scegliere tra le quattro date, mi sembra logico dare la preferenza all'emisfero nord, dato che qui vive la maggior parte della razza umana.
Tra il 21 dicembre e il 21 marzo, la prima data è l'inizio dell'ascesa a spirale del Sole, la seconda riguarda la vegetazione. La prima quindi rappresenta il fatto più importante. Tra l'altro il 21 dicembre è più vicino all'inizio dell'anno che usiamo oggi. Di conseguenza stabilirei il 21 dicembre come inizio dell'anno, e in questo modo i successivi periodi di tre mesi combacerebbero perfettamente con le stagioni.
Il modo più semplice di portare l'inizio dell'anno al 21 dicembre sarebbe quello di cancellare idealmente undici giorni di calendario, e quel 21 dicembre chiamarlo 1 gennaio.
Se cancellare undici giorni è un cambiamento troppo drastico (anche se nella storia è stato già fatto. L'Impero Britannico, comprese le colonie americane, nel 1752 cancellò undici giorni), io ho un altro suggerimento. Adottiamo il Calendario Mondiale e, per un po' di tempo, saltiamo i Giorni dell'Anno e i Giorni Bisestili. Ogni anno normale scivolerebbe di un giorno indietro rispetto al Sole, e due giorni negli anni bisestili. Se noi, per esempio, adottassimo il Calendario Mondiale a partire dall'1 gennaio 1979, e se saltassimo tutti i Giorni dell'Anno e i Giorni Bisestili, succederebbe che l'1 gennaio 1988 cadrebbe il giorno del solstizio d'inverno (il 21 dicembre 1987, secondo il nostro presente calendario). Da questo momento, se i Giorni dell'Anno e i Giorni Bisestili vengono esattamente collocati, la data dell'1 gennaio cade indefinitamente il giorno del solstizio d'inverno.
Una volta fatto questo, una seconda modifica porterebbe all'eliminazione dei mesi. I mesi non hanno alcuna relazione con le stagioni, e riguardano la Luna in modo irrilevante e impreciso. Il Calendario Mondiale restringe le variazioni tra data e giorno della settimana, ma non del tutto. Il giorno 5 di un mese non può mai essere di lunedì, mercoledì, venerdì o sabato, ma può cadere di domenica, martedì, o giovedì. Ogni qualsiasi data può cadere su uno di tre giorni della settimana secondo il mese in cui si trova. Questo, di che utilità è?
Perché non abbandonare definitivamente i mesi allora, e conservare soltanto le stagioni. In questo caso ogni stagione di ogni anno, anno dopo anno, avrebbe il seguente calendario:


DoLuMaMeGiVeSa
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
29303132333435
36373839404142
43444546474849
50515253545556
57585960616263
64656667686970
71727374757677
78798081828384
85868788899091

Una tabella del genere, ripetuta esattamente per quattro volte ogni anno, sarebbe l'unico calendario di cui l'uomo avrebbe bisogno.
Voi potete facilmente vedere che tutti i numeri relativi ai giorni della stagione divisibili per 7 cadono di sabato. Se c'è un avanzo di 1 è domenica. Un avanzo di due è lunedì, e così via. Probabilmente non ci sarebbe nemmeno bisogno di fare le divisioni, basterebbe ricordare la tabella. E se non ci riusciste potreste sempre guardare il calendario, sempre lo stesso.
Questo calendario, che è mia invenzione, per quanto ne so, l'ho chiamato «Calendario Mondiale delle Stagioni», ed è il calendario più semplice che conservi sia le settimane sia le stagioni. Lo svantaggio è che sembra buffo. Immaginate un mese di 91 giorni. Ma pensate ai vantaggi! Con un numero solo potete indicare quanto indietro o avanzata sia la stagione. La data del 5 è sempre agli inizi della stagione... di qualsiasi stagione... mentre il 40 è a metà, e l'83 al termine della stagione.
Altro passo per semplificare le cose sarebbe quello di eliminare i nomi delle stagioni. I nomi sono sempre relativi nel loro significato. Quello che è primavera ed estate negli Stati Uniti è autunno e inverno in Argentina. E ci sono molte regioni della Terra dove le stagioni in realtà non esistono, dove ci sono una o più stagioni umide e stagioni secche, oppure, come nelle Hawaii, dove delle vere stagioni non esistono per niente.
Perché non denominare le stagioni con delle lettere. Queste lettere non avrebbero connotati. Chiameremmo la prima stagione dell'anno A. Questa sarebbe inverno negli Stati Uniti, estate in Argentina, forse la stagione umida nel Ghana, e non molto diversa da qualsiasi altra stagione a San Francisco.
Seguirebbero la B, la C, e la D.
Con il Calendario Mondiale delle Stagioni il mio compleanno cadrebbe l'A-2, oppure se volessi mantenerlo nel giorno esatto, concesso che il cambiamento in Nuovi Anni avvenga dall'1 gennaio (Gregoriano) al 21 dicembre (Gregoriano) sarebbe l'A-12. (Non dimenticate che non dovete contare i Giorni dell'anno come giorni della settimana. Il Giorno dell'Anno è D-92, e il Giorno Bisestile, quando capita, è B-92).
Se volete potete divertirvi a stendere una tavola di conversione dal calendario Gregoriano a quello Stagionale, partendo dal fatto che il 21 dicembre, Gregoriano, è l'1 gennaio, Stagionale. A questo punto troverete che è semplicissimo riscrivere la storia dando agli avvenimenti le date del Calendario Stagionale. Potete pensare a qualcosa di più semplice che tenga conto sia delle settimane sia delle stagioni? Io non ci riesco.

FINE